Recensioni Paganini in JAZZ

rootstime.be

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“Niccolò Paganini (1782-1840) compositore italiano, conosciuto per il suo virtuosismo al violino, è diventato leggendario anche grazie ai misteri attentamente coltivati che circondano la sua personalità. Le melodie di Paganini si adattano perfettamente a una versione jazz. Il brillante risultato è reso possibile anche grazie alla maestria del Trio Nosso Brasil composto da Gianluca Persichetti alla chitarra, Stefano Cantarano al basso e Stefano Rossini alle percussioni.

Gli arrangiamenti e l’orchestrazione sono di Roberto Molinelli, Ettore Pellegrino è il violino solista e l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese fornisce il background musicale.

La musica è composta da due Suite per violino, trio jazz e orchestra, con una chiusura di Swingin’24 del trio jazz e dell’orchestra. “Paganini in Jazz” è un emozionante percorso musicale con un ruolo importante per il solista Ettore Pellegrino e un importante contributo del Trio Nosso Brasil, un ensemble specializzato principalmente in musica brasiliana e sudamericana: ne risulta buona musica che piacerà sicuramente agli ascoltatorisenza preconcetti e un buon senso dei suoni melodici. L'”Introduzione” ti porta subito in una serie di deliziose melodie che producono scintille che si tratti di “Capriccio n.18 classico” con il suo violino virtuoso o di “Capriccio n. 18 jazz” in cui il Trio Nosso Brasil con chitarra swing è in primo piano. Il prodotto rappresenta una sintesi riuscita di sonorità classiche e swinging jazz. (…) Uno dei migliori esempi della fortunata collaborazione tra l’orchestra e il trio è “Capriccio n. 20 jazz” l’orchestra è “infuocata” e l’assolo di violino ricorda in realtà Stéphane Grappelli ovviamente noto per la sua collaborazione con Django Reinhardt: bellissimo! Il successivo “Presto impetuoso-Mosso”, brano musicale spettacolare con grandi esempi di violino, è senza dubbio uno dei punti salienti di questo album che mi è davvero piaciuto.

Metti da parte tutti i preconcetti sulla musica classica e inizia ad ascoltare!”

 

spettakolo.it

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Rifare “in jazz” movimenti, suite, persino opere appartenenti al repertorio della classica è operazione artistica da tempo abbondantemente sdoganata nell’ambito della musica afroamericana. Citiamo tra i migliori esiti le improvvisazioni di Django Reinhardt e Stephane Grappelli sul Concerto in re minore di Johann Sebastian Bach, la Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler rivista da Uri Caine e le Suites no. 1 & 2 del Peer Gynt di Edvard Grieg nella versione del Duca Ellington, ma è un mare magnum non di rado infido e banale, quello del classical jazz.
Il direttore Roberto Molinelli parte subito da una scelta non scontata, un’idea semplice quanto l’“uovo di Colombo” eppure mai praticata: affiancare la versione classica con un’orchestra sinfonica completa a quella jazz, per la quale sceglie anche un trio di bossanova da affiancare al solista, il lussureggiante Ettore Pellegrino, a suo agio in entrambi i panni, cosa nient’affatto facile, considerato chi è il prescelto di questa riproposta: il “violinista del diavolo” Nicolò Paganini. Poco frequentato dai jazzisti, ricordiamo solo il pianista turco Fazil Say e il clarinettista fusion Eddie Daniels (la violinista Regina Carter incise Paganini: After A Dream con il Cannone di Guarneri, lo strumento usato dal maestro genovese, ma senza inserire sue piece), trova qui una lettura efficace e contemporanea. La scelta di Molinelli di immaginare armonie del tutto diverse dagli originali per collocarli in ambiti sonori inusuali, soprattutto latini, samba, choroafoxé, tango, funziona alla grande.
Le due suite, realizzate assemblando versioni classiche e jazz di alcuni dei 24 Capricci, cui si sommano ponti calmi e/o appassionati con la sola orchestra, e la conclusiva Swingin’ 24 senza solista scorrono non solo come un manifesto sulla contemporaneità della musica barocca bensì soprattutto come un brillante mix di situazioni sonore e di invenzioni, di esecuzioni – Pellegrino è concertista di fama internazionale – e di improvvisazioni – tipiche del barocco e di Paganini stesso, che, notoriamente, “non ripeteva” – che ti prende con l’Introduzione e non ti lascia fino alla fine.

 

Jazz.it

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“Paganini in jazz” il nuovo album dell’ Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, diretta dal M° Roberto Molinelli, è un viaggio musicale emozionante, il cui fascino risiede nella straordinaria duttilità del solista Ettore Pellegrino (violino) nel potersi alternare tra l’esecuzione classica dei Capricci, accompagnata dall’orchestra, e la riscrittura di ognuno di essi in versione jazz, nella quale è dato ampio e libero spazio all’improvvisazione legata ai ritmi latinoamericani, grazie anche alla presenza del Trio Nosso Brasil, formazione specializzata nella musica brasiliana e sudamericana.

L’orchestrazione creata dal M° Molinelli per i Capricci classici tende a ricercare qualcosa che non sia necessariamente riconducibile agli schemi armonici tipici dell’epoca di composizione.

Al contrario: pur lasciando assolutamente inalterata la stesura violinistica paganiniana, in molti Capricci il M° Roberto Molinelli ha immaginato armonie completamente diverse dalle originali, ripensando queste composizioni in uno stile spesso cangiante e ricollocandole in altri ambiti sonori e musicali, lasciandosi guidare dalla ricerca della “variazione”, che lo ha portato a sperimentare generi diversi, ricorrendo anche all’utilizzo di strumenti non comuni nelle sale da concerto, come il Pandeiro, uno strumento a percussione completo sui palmi delle mani.

Molinelli ha scritto la trasposizione jazz dei Capricci partendo da alcuni ritmi tipici brasiliani e sudamericani, come Samba, Bossa, Choro, Afoxè, Marcha Rancho e non manca l’omaggio al Tango. La forma qui utilizzata è quella classica A-B-A, con esposizione, improvvisazioni dei solisti e ripresa, con coda finale.

L’orchestra, alla quale ha affidato i vari ponti musicali di collegamento all’interno delle due suites, ha anch’essa ampio spazio in questo progetto: il celebre Capriccio n°24 è infatti proposto per sola orchestra, giovandosi degli assoli delle ottime prime parti dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese.

 

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